Settantacinque anni di braccia tese in modo gratuito, anonimo, volontario, responsabile per un fratello che non conosco, che non voglio conoscere: piccolo o grande, uomo o donna, bianco o nero, romagnolo o napoletano, cattolico o musulmano, simpatico o antipatico, ma che sicuramente ha bisogno della vita che pulsa in quel flacone di sangue, in quella sacca di plasma che uno di noi ha donato.
Settanatacinque anni di passione per un ideale di fraternità e solidarietà che hanno sfidato vecchie abitudini, pigrizie consolidate, piccoli interessi individuali o di bottega.
Settantacinque anni talvolta complessi, mai ovvi, mai scontati, con cambiamenti impor-tanti che hanno riguardato il nostro stesso nome (AVIS; ADS; AVIS-ADS; di nuovo AVIS), sempre guidati dalla ricerca della fedeltà alla nostra missione, in una realtà in forte cambiamento.
Settantacinque anni di contributo alla costruzione di quella generosità organizzata, di quel capitale sociale che produce aggregazione, coesione sociale, protezione, sicurezza, desiderio di impegno.
Settantacinque anni di impegno nel promuovere in ogni parte della comunità lo spirito della donazione del sangue e dell’attenzione a chi più ha bisogno, con l’ardente desiderio di valorizzare in ogni persona quella scintilla di infinito che ci rende unici e irripetibili e, al tempo stesso, ci mette in comunione con tutti gli altri.
Ed è solo l’inizio.
